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PERCORSI  FORMATIVI

COLTIVIAMO TALENTI

PERCORSI  FORMATIVI

COLTIVIAMO

TALENTI

Quale relazione lega la formazione dei singoli e i cambiamenti organizzativi? 

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Come è possibile pensare quali trasformazioni introduce nell'organizzazione un intervento formativo e quali strumenti ci sono per poterle ipotizzare? 

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Le organizzazioni che investono del denaro in formazione, sono in gado di prevedere dove si potranno produrre i cambiamenti introdotti con la formazione? 

PERCORSI FORMATIVI

Formare è un'attività volta a promuovere a livello organizzativo evoluzioni inerenti ai processi organizzativi e alla gestione delle risorse umane e a livello individuale percorsi per lo sviluppo delle proprie competenze professionali.

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La formazione psicosociale favorisce un riesame, un ampliamento

una messa in  discussione  dei  sistemi  di  riferimento,  facilitando

l’espressione delle  emozioni  e  analizzando   gli  elementi  rimossi

relativi  al  lavoro  e al rapporto con l’organizzazione, introducendo

nuovi  sistemi  di  valori  e  approfondendo  il  significato  della

separazione tra valori dell’organizzazione e valori dei singoli.

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Essa tende a modificare le strategie di comportamento stereotipate e automatiche, standardizzate e favorire la tendenza all’esplorazione, all’analisi ed alla ricerca

Un intervento di formazione è preceduto da una fase di analisi della domanda.

Analizzare la domanda di formazione significa verificare la disponibilità dei committenti ma anche di tutte le altre componenti dell’organizzazione a riconsiderare la matrice psicosociale della problematica denunciata

La disponibilità ad affrontare un itinerario di analisi che non offre soluzioni precostituite; si tratta piuttosto di  concordare un lavoro di riflessione di interpretazione che sveli il significato nascosto delle disfunzionalità manifeste dell’insoddisfazione vissute dai singoli  e dai gruppi, e di collegare tutto questo con la dinamica istituzionale entro la quali membri dell’organizzazione sono “presi”  a loro insaputa superando le resistenze che si oppongono immancabilmente quest’analisi.

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In coerenza con i suoi presupposti teorici, l’apprendimento implicito nella nostra filosofia di lavoro non è primariamente di tipo razionale e cognitivo, bensì esperienziale ossia basato sull’esperienza diretta delle emozioni e delle dinamiche gruppali ed organizzative vissute nel «qui-e-ora» dai partecipanti al processo. 

Riteniamo infatti che questo approccio favorisca più di altri l’ avvio di  un processo di cambiamento oltre l’ assunzione personale di responsabilità.

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Le nostre modalità di intervento, pur considerando
le  dovute  differenze  di  contesto  e di finalità, non
cambiano  significativamente  sia  di  fronte ad una
domanda  di  tipo  formativo  piuttosto  che  di
natura consulenziale.

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PENSA PIU' IN GRANDE

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’L’abitudine di tutti noi di avvolgerci dentro le nostre idee
per scacciare il freddo, in modo da non avere mai altri pensieri e non lasciarci turbare dai pensieri altrui,
potrebbe essere molto confortevole ma non concede spazio allo sviluppo delle idee’’.
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(W.Bion)

Come si crea conoscenza nelle organizzazioni?

Quale formazione?

... da

colmativa di lacune

(conoscenze e capacità) a trasformativo incrementale,

da

passivizzante a empowering

LA NOSTRA PROPOSTA

A nostro avviso, per rispondere a questi interrogativi occorre una teoria sull’efficacia organizzativa della formazione stessa che sostanzi il rapporto tra processi individuali e organizzativi. 

 

La nostra proposta è rappresentata dalla teoria del rapporto tra individui e contesto; in quest’ottica si considera il contesto quale presenza ineliminabile nella realtà psicologica, tale da configurare la mente come costantemente in rapporto con il contesto stesso.

Il contesto è sempre intenzionato, quindi è fatto di rapporti fortemente connotati di intenzionalità. 

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Inoltre, il contesto non può essere composto che da più persone:

 

non si può non essere in relazione. 

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Laddove la relazione non è da intendersi quale presenza fisica, ma quale costruttrice dei significati emozionali condivisi

Dal nostro punto di vista, la formazione non è avulsa dalla cultura organizzativa in cui si inserisce, dalle storie di chi vi partecipa e dal modo in cui chi vi partecipa vive emozionalmente il contesto formativo e l'organizzazione in cui è inserito.

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Pensare alla formazione è, quindi, inscindibile dal considerare il contesto di rapporti entro i quali la formazione si produce. 

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La formazione è un processo complesso e chi se ne occupa non può esimersi dal confrontarsi con tale complessità, pena la proposta di sterili ripetizioni di sapere, a prescindere dai contesti e dagli interlocutori o di immersioni emozionali, anche divertenti, che si esauriscono in sé, nell'esperienza emozionale fine a se stessa. 

Per superare la lettura individualista nei contesti organizzativi e la cesura tra emozionalità e razionalità, di molte delle proposte formative, noi riteniamo fondamentale avvalerci di una teoria del rapporto tra individui e contesto utilizzando il modello di promozione dello sviluppo

Tale modello, che si riferisce a importanti autori (Carli, Paniccia e altri), presuppone che teoricamente e metodologicamente occuparsi di formazione significa collocare utilmente l'azione professionale entro un rapporto con committenze, contesti, contingenze, prodotti e verifiche, e perciò con relazioni di domande e con le realtà sociali che le esprimono. 

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E' in tal modo  che la  formazione   si  situa

entro il contesto organizzativo,

opera all'interno delle sue componenti  e 

ha senso nel dare risposte  tempestive  

ai  problemi aziendali e organizzativi,

non ai problemi o ai bisogni delle persone

scisse dai contesti lavorativi.

La formazione psicosociale è a tutti gli effetti una “storia” resa unica e irripetibile proprio dal rapporto che s’instaura tra tutti i soggetti partecipanti, compresi formatore e committenza.

L’input narrativo è dato da una domanda e trova sviluppo attraverso un susseguirsi di FASI entro un preciso contesto storico-culturale e organizzativo. 

Aiutare ad evolvere in termini di conoscenze, di capacità, di atteggiamenti, a volte trasmettendo precisi contenuti, a volte aiutando a riflettere sull’esperienza; sempre più spesso agendo su entrambi questi piani contemporaneamente.

La nostra formazione non usufruisce di modelli standardizzati d’azione:

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ogni intervento rappresenta

un caso unico, a sé stante, interamente calato nell’organizzazione in cui ha luogo.

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I metodi e gli strumenti della pratica formativa devono poter rispondere congruentemente ai problemi evidenziati attraverso l’analisi della domanda e ai risultati concordati, mostrando flessibilità verso le informazioni emergenti dall’esperienza diretta sul campo.

Di conseguenza emerge come essenziale l’ascolto e l’attenzione al dato situazionale, a come viene rappresentato con le parole, e la ricerca di una sintonia minima che istituisca un’alleanza di lavoro tra formatori, formandi e interlocutori dell’organizzazione.

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